sabato 17 novembre 2007

Prova Scott Genius MC 4.0 2007


DETTAGLI TECNICI
Telaio Allu 6061 3D custom butted con ILS
Ammo Scott Genius TC traction mode, lockout, rimbalzo, comando manubrio.
Forca Fox Talas RL 100/120/140, rimbalzo, lockout.
Freni Avid Juicy 5 idra 180/160.
Cambio Sram X9, der. Shimano Lx, comandi Sram x9
Guarnitura Truvativ Firex 3.3
Cerchi Sun DS-2 disc 32h
Gomme Kenda Cortez 2.2
Manubrio Scott MC OS Pro D.B. 12 mm rise, 640 mm
Ang. Sterzo 70,5°
Ang. Sella 73,5°
Peso 12,8 kg
Prezzo 2750
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A prima vista il telaio ha un aspetto robusto e compatto. In particolare il tubo diagonale (idroformato), che si ovalizza in orizzontale nella parte inferiore. Il tubo sella presenta una piega a metà della corsa, formando una freccia verso l'anteriore che genera lo spazio per il posizionamento dell'ammortizzatore, sistemato dietro (a differenza dalla norma). Ciò non impedisce l'abbassamento totale della sella, il cui tubo ha semmai un limite nell'allungamento. Sempre per via della piega, la linea del tubo sella risulta particolarmente inclinata all'indietro. Pedalando in salita da seduti, questa conformazione produce una leva che potrebbe alleggerire particolarmente l'anteriore. D'altro canto per lo stesso motivo, la sella trova una buona distanza dal manubrio nonostante la compattezza del telaio. Ciò si traduce, in teoria, in una buona compattezza delle masse, che produce un'ottimale maneggevolezza del tutto.
Il sistema di sospensione posteriore risulta piuttosto complesso nei leveraggi inferiori. L'ammortizzatore, di produzione Scott, presenta una camera di grosse dimensioni (larga più che lunga, l'interasse appare contenuto) e una vite di regolazione del rimbalzo abbastanza accessibile. Particolare di questo sistema, un riporto al manubrio che consente di variarne l'escursione e il comportamento in modo veloce e senza doversi fermare: una leva su tre posizioni, che determina il lockout, una posizione traction intemedia (90 mm di escursione), per pedalare su terreni particolarmente sconnessi, e una “tutto aperto” per la discesa, che porta l'escursione a 130 mm.
All'anteriore trova posto una Fox Talas RL, con robusti steli da 32 mm e la regolazione dell'escursione tra 90 e 140 mm, effettuabile tramite il pomello sul lato sinistro. A destra si trovano invece la regolazione del rimbalzo e un pomello di lockout progressivo, fino al blocco totale.
Nonostante la mole, notevole all'occhio, il peso della bici è piuttosto contenuto. La casa dichiara 12,8 kg.
La differenza è facilmente avvertibile già dal sollevamento a braccio, sorprende per il fatto che la Scott risulta nettamente più leggera rispetto alla mia Giant Atx nonostante sia dotata di componenti più complessi e robusti e appaia nettamente più massiccia.

Appena salito in sella, la sensazione di equilibrio e stabilità è immediata. La regolazione dell'escursione posteriore al manubrio invita a giocarci subito, passando dal tutto-aperto alla modalità “traction” da 90 mm, apprezzandone fin da subito il risultato pratico sulle leggere discese e salite del primo tratto dell'anello. Finché la pendenza in salita è ragionevole, non avverto la necessità di intervenire sulla forcella, a patto di pedalare in posizione seduta. Se ci si alza in piedi, la Talas richiede il bloccaggio, pena un affondamento assai pronunciato (e fastidioso).
Come nota, data anche la comodità della regolazione del posteriore al manubrio, si sente la mancanza di un equivalente rimando del bloccaggio della Talas, che purtroppo non è disponibile nemmeno come optional: un peccato davvero.
La Scott dà subito una sensazione di grande stabilità e maneggevolezza, solo le gomme sembrano comprometterne un po' le prestazioni. Si direziona bene nelle serpentine iniziale per evitare i pezzi più sassosi, e del resto quando provo a passare sopra i sassi la bestia assorbe tutto con notevole nonchalanche. La sensazione di sicurezza ispira davvero, spinge a cercare di sfruttare i bordi a monte del sentiero come paraboliche. E a saltare, potendo contare su atterraggi morbidi e rimbalzi pressochè nulli.
Quando il percorso si allarga, diventando una sterrata carrozzabile, la lascio correre dimenticandomi i freni. Non intendo stabilire record di velocità, ma alla fine rilevo una differenza di oltre 10 km/h come velocità massima rispetto alla “povera” Atx...
Anche nel tratto fangoso, dove per forza di cose la bici si scompone, intraversandosi in corsa, la cosa non mi infastidisce più di tanto, e posso continuare a pedalare vigorosamente.
Raggiungo il fondo della conca, dove comincio a pedalare sul serio, e qui comincio a sentire lo spessore e la resistenza al rotolamento delle gomme. La sensazione al posteriore (bloccato) è buona, come quella di leggerezza, ma la bici sembra come frenata rispetto alla Giant. La corona grande mi ispira poco, e preferisco usare la media, sfruttando al massimo i pignoni, anche perché all'occhio mi sembra che la catena non si inclini troppo.
Il cambio X-9 di Sram è una chicca rispetto al mio, c'è poco da dire. Ho solo qualche difficoltà ad azionarlo correttamente, abituato ad usare l'indice per passare ai rapporti più duri. Qui invece entrambe le leve sono azionate dal pollice, per mantenere l'indice sempre sul freno. Devo abituarmici, ma ne intuisco la praticità. La cambiata è precisa, uno scatto un pignone... c'è poco da dire. Anche il deragliatore risulta molto ben comandato.
I freni... che dire, per uno abituato ai v-brakes è difficile trovare difetti. Del resto il uso appena. Qualche bloccaggio appena accennato, ma non saprei dire se sia dovuto a scarsa modulabilità o alla mia mano poco pratica (o ancora alle gomme). Del resto il mio anello non richiede un uso intensivo delle pinze, quindi non credo sia adatto a saggiare a fondo i sistemi di frenata.
Comincio a salire, mi devo fermare un attimo ad abbassare la Talas all'escursione minima. Provo a bloccare tutto, sia davanti che dietro, e la Scott sembra in effetti cambiare natura. Diventa totalmente rigida e quindi reattiva, nettamente più inclinata in avanti, a regalare una posizione più da XC che da trail. Appena lascio l'asfalto porto la levetta di bloccaggio della Talas a metà corsa e regolo il posteriore su “traction”: così procedo che è un piacere, ben seduto in sella, pedalando rotondo, superando agevolmente qualunque ostacolo.
Comincio a notare che le coperture hanno i loro limiti, e mi accorgo che i pedali arrivano molto vicini al suolo. Devo stare attendo a dove passo, osservando con sorpresa che la mia Giant da questo punto di vista mi permette una pedalata più disinvolta. Nonostante le impostazioni “da salita”, quando il sentiero comincia a farsi più tecnico mi accorgo che l'alleggerimento all'anteriore è davvero eccessivo. Viene un po' compensato dalla generale stabilità del mezzo, che mi consente di mantenere il manubrio abbastanza fermo e quindi una buona direzionalità. Ma la gomma scivola di lato troppo facilmente, e alla fine devo constatare che con la Giant mi trovo meglio: a parte il problema dei pedali che toccano, disturbando molto, probabilmente anche il telaio da XC della Giant aiuta, e in fin dei conti tutte le regolazioni della Talas mi sembrano più una complicazione che altro. Se non all'impennata, la Scott tende a un eccessivo alleggerimento davanti. Forse ciò è causato anche dalla taglia troppo piccola per me (si tratta di una M).
La superiorità della Scott in salita si attesta sull'efficienza del cambio, dell'ammo TC in posizione traction, e sul maggiore equilibrio percepibile al manubrio.
Dove il percorso si trasforma in singletrack la bestiolina scorre via allegra e disinvolta, mantiene la traiettoria con efficienza, si dimostra gradevolmente agile, assorbe i passaggi più duri senza un lamento. Molto gradevole.
Alla fine se non fosse per un incidente di percorso (vedi "La lezione del bosco"), sarei pronto ad aggiungere il quarto giro, mentre con la Giant alla fine del terzo di solito la voglia mi è quasi del tutto passata.
Facendo un pò di ricerche in giro ho sentito dire che le Genius hanno avuto spesso problemi con l'ammo posteriore. Molti sostengono che sia in una posizione esposta rispetto alla ruota, altri che il settaggio mediante comando remoto vada a farsi benedire. Io non ho avuto problemi, ma del resto ho avuto la bici in prova solo per qualche giorno. Mi piacerebbe provarla della giusta misura, tanto per capire meglio.
Per chiudere ringrazio Bike Oprandi (www.bikeoprandi.it) per avermi concesso la bici in test.

martedì 13 novembre 2007

La lezione del bosco

L'altro giorno ho finalmente avuto in prova la Genius di Scott. Per l'esattezza la MC 4.0 2007, uguale in tutto e per tutto alla 3.0 2008, della quale scriverò le mie impressioni in seguito.
Bicicletta pazzesca, comunque, specie se rispetto alla mia "nonnetta" Giant.
Mi stavo divertendo un mondo, sul mio solito anello "privato", su e giù come un cannibale. Non che le mie medie fossero molto diverse dal solito, solo un pò più veloce in discesa ovviamente, grazie alla maggiore maneggevolezza e stabilità data in particolare dalla Fox Talas da 32 che avevo davanti.
Stavo tentando di infilare il quarto giro della giornata, il tempo c'era, la forma residua anche.
Invece.
Sono stato "abbattuto in corsa", letteralmente. Ci sono queste piante bastarde, nel mio bosco. Hanno rami morbidi come liane, con delle spine bastarde fatte a uncino, che bucano qualunque cosa. Ti si attorcigliano intorno alle braccia, si avvinghiano letteralmente, ti seguono che quasi non te ne accorgi per qualche metro, finchè arrivano alla massima estensione, e poi, di colpo, tack! Arriva lo strappo. Per questo una volta al mese mi faccio il giro col machete, a pulire.
Il ramo era bello robusto, un centimetro di diametro.
Sono riuscito a liberarmi il braccio (ho imparato con l'esperienza), ma il ramo allora si è preso il manubrio e praticamente mi ha strappato la bici da sotto, con una violenza tale che la bici è rimasta appesa, come un pesce alla lenza, e io sono volato avanti, sparato come da una fionda, e mi sono schiantato su un tratto di sterrato sassoso, quasi il punto peggiore del percorso dove potevo schiantarmi. Mi è andata anche bene, sono riuscito piu o meno ad appallottolarmi in aria e a fare un paio di capriole. Solo che rotolare sulle pietre, insomma, non è proprio il massimo nella vita, anche a velocità relativamente basse. Risultato: spalla, anca, ginocchio, costato e caviglia del lato destro del corpo hanno assaggiato la pietraia.
Sono arrivato a casa in un modo o nell'altro, niente danni alla bici ma io sono zoppo, cavolacci. Prova bici andata a monte, un male da non riuscire a dormire, e una paura fottuta di essermi lesionato qualche legamento del ginocchio. Per fortuna, a due giorni dall'incidente, mi sembra che stia rientrando tutto, riesco quasi a camminare normalmente.
Uffa, però... uno crede di avere sviluppato abbastanza tecnica per evitare simili cadute... sul MIO percorso, poi, che mi curo personalmente (ma gli ultimi giorni sono stati ventosi, forse questo ha scompigliato un pò il sottobosco)... e poi proprio mentre avevo la bici in prova, che quindi ho potuto testare un giorno solo, in pratica.
Mentre stavo lì a terra, renza riuscire a rialzarmi, il fiato mozzato dalla botta al costato, mi sono messo a frugare nello zaino in cerca del mio coltellino d'emergenza, pensando di vendicarmi estirpando la pianta radice compresa. Poi invece, sono tornato in me per fortuna, mi sono limitato a recidere la porzione che aveva invaso il sentiero.
Me ne sono stato lì a cercare la lezione da imparare.
E' pericoloso, il mio bosco. Sembra un giochino da ragazzi e però, quando meno te l'aspetti, appena cominci a prenderlo un pochino sottogamba, ecco che ti punisce. E lo fa senza mezzi termini, brutalmente.
Devo andare più piano, accidenti a me. Sono passato troppo a destra in quel punto, solo perchè avevo fretta, e ho saltato un roccione invece di scivolarci sopra felpato come al solito. Devo prendermi delle protezioni per le ginocchia, invece di pensare che tanto non ne ho bisogno.
Ho capito. Ho imparato? Vedremo, vedremo.
Prudenza, gente. Questo è uno sport pericoloso.

sabato 10 novembre 2007

Il mio anello

Normalmente giro su un anello che parte praticamente dalla porta di casa.
Stiamo parlando del territorio di Pontida, a ridosso della DOL.
Inutile dire quanto ciò sia comodo, per il sottoscritto: non devo smontare la bici, caricarla in macchina e andare chissà dove; se ho voglia, quando ho voglia, mi vesto e vado.
Queste le caratteristiche.
Ha una lunghezza di circa 8,5 km, con un dislivello a occhio e croce tra 200 e 300 metri (mah... al momento il ciclocopmputer che ho non è dotato di altimetro, cosa alla quale intendo porre rimedio...) e comprende tratti di singletrack (35 %), doubletrack (45%), 15% di asfalto pianeggiante, circa un 5% non pedalabile, e due o tre strappi abbastanza pendenti e un pò tecnici (le percentuali sono approssimative, tanto per dare un'idea).
Lo trovo abbastanza ideale perchè comprende di tutto un pò.
Un altro vantaggio è che è scarsamente frequentato (mai incontrato altre bici), al punto che circa una volta al mese lo faccio a piedi col machete per pulirlo.
In pratica lo usiamo solo io e i cacciatori. Per questo la mia biga monta un bel campanello, per essere sicuro di non venire scambiato per un cinghiale e subirne la stessa triste sorte.
Quando ho il tempo di effettuare un'uscita completa faccio tre giri, per un chilometraggio totale compreso tra 25 e 30 chilometri, con un tempo totale (soste comprese) di circa tre ore, di cui due e spiccioli di pedalata effettiva. Al momento la mia media si attesta qualcosina sotto i 12 all'ora sui tre giri, con velocità di punta intorno ai 40.
Credo sia una buona palestra, valida tra l'altro per eventuali test (magari...), che spero di poter effettuare quanto prima. E' ideale per trail bikes, ma affrontabile tranquillamente anche con bici da xc come con escursioni (e pesi) maggiori, senza avere fretta... Ha anche il vantaggio che ogni volta ripasso da casa, e quindi posso eventualmente fermarmi per mangiare (non lo faccio mai in effetti).
Il territorio è piuttosto selvaggio (vedi machete), con tratti fangosi, altri sassosi, e nessun ostacolo proibitivo.

DreamBikes

A seguire, un elenco delle bici che mi interessano, che vorrei provare, testare, su cui mi interessa l'altrui opinione (in ordine alfabetico, non di preferenza):
  1. Cannondale: Prophet, Rush.
  2. Felt: Virtue 3.
  3. Gary Fisher: Hi-Fi.
  4. Giant: Trance, Reign.
  5. GT: Force.
  6. Kona: Dawg.
  7. Scott: Genius.
  8. Specialized: Stumpjumper.
  9. Trek: Fuel Ex (dalla 7 in su).

Con una nota: personalmente, sono contro il carbonio. A fronte di un risparmio di peso a mio avviso irrilevante per la tipologia di biker a cui appartengo e a cui è rivolto questo blog, e di un'elasticità resa inutile dalla presenza delle sospensioni, il carbonio espone a rischi di rottura a dir poco drammatici (ovvero irriparabili) e a lievitazioni di spesa che non esito a definire ridicole.

Quindi viva l'alluminio. Per tutti i modelli sopra indicati, il mio interesse ricade su mezzi a metà strada tra "entry level" e "top level", e faccio un esempio per spiegarmi meglio utilizzando il catalogo Trek 2008.

Nella gamma Fuel Ex di quest'anno, si parte dalla Fuel Ex 5, che costa 1459 euro, per salire fino alla galattica Ex 9, al modico prezzo di 3099 euro. Quest'ultima (bellissima, per carità) monta all'anteriore una forcella Fox Talas RL, un vero gioiello di tecnologia con escursione variabile dall'esterno "in corsa", regolazione della pressione dell'aria (camera positiva e negativa), del rimbalzo e altro ancora. Ora, è tutto bellissimo, veramente fantastico, ma francamente eccessivo, fin troppo raffinato per i miei gusti e per la mia sensibilità, che definirei ancora un pò primitiva. Al punto che, detto francamente, mi romperei le palle a effettuare tutte ste regolazioni. Meglio qualcosa di più semplice, facile da usare e da regolare, soprattutto meno costoso (a tutto c'è un limite... o no?), che non necessiti di troppa manutenzione e che, avendo meno gingilli, è anche meno soggetto a malfunzionamenti. D'altro canto la Ex 5, che sta in catalogo (cito le parole di un rivenditore) per "andare incontro a esigenze di portafogli" (bravi, comunque) presenta dei limiti funzionalità della sospensione posteriore che a me personalmente fanno storcere il naso. Per godere appieno delle evoluzioni tecniche introdotte rispetto al 2007, si parte dalla Ex 7 (costo: 2299 euro), ovvero a metà strada tra minimo e massimo.

Ho reso l'idea?

La mia bici


Eh, non c'è molto da vantarsi, se si guarda a quello che offre oggi il mercato.
Però, fino a poco tempo fa avevo ancora il mio vecchio rampichino anni ottanta, quindi diciamo che faccio (piccoli) passi avanti.
E poi trovo sia meglio procedere a piccoli passi, piuttosto che bruciare le tappe.
Comunque.
La mia biga è una Giant Atx 970.
Appartiene allo scorso millennio, credo sia del 1998 o roba del genere.
Si tratta comunque di una full, ammortizzata sia davanti che dietro, ma appartiene a un livello tecnologico che oggi appare a dir poco obsoleto. 80 mm, niente regolazioni, freni a pattino, roba primordiale.
Eppure, devo dirlo, non posso lamentarmi. Funziona bene. Fa il suo onesto lavoro. Pesa poco, arrampica bene, si guida discretamente nel tecnico... diciamo che è quello che mi serve per imparare. Perché ce n'è da imparare. La differenza col cancellone che conservo ancora in montagna da mia nonna è abissale. Il cancellone è molto limitato ma anche molto semplice. Ruote che girano, pedali, frenacci alla buona e tanti saluti.
Qui invece, sulla full, si muove tutto. E se non impari a usarlo, ti ritrovi a rimbalzare senza controllo a destra e a manca, una cosa delirante, esilarante ma anche pericolosa. Molto pericolosa.
La uso da un annetto, più o meno. Ma solo recentemente con una certa regolarità. E solo molto recentemente anche in salita. Prima per me biga voleva dire discesa o al massimo spinta, vale a dire scendi e spingi. Pedalare in salita non esisteva, e le poche volte che ci provavo finiva sempre che collassavo, per manifesta incapacità.
Ora sto cominciando, invece. Pian pianino...
Merito soprattutto del fatto che sono andato a vivere fuori: fuori città, fuori cittadina, fuori paese. Oggi, il bosco comincia a quattro metri dalla porta di casa. Il mio percorso abituale comincia dalla porta di casa. Non devo prendere la macchina e andare in qualche bel posto: sono già in un bel posto. Questo fa una bella differenza...
In teoria, sarebbe una bici da cross-country, o xc come si scrive. Che ho modificato un pò per renderla più versatile. Poca roba: manubrio largo (da 670 mm) con un minimo di "rise", ovvero leggermente rialzato, cerchi più robusti, e per ora tanto basta. Non vado come un pazzo. Non supero i 35/40 all'ora in discesa, ma come saprà chi pratica, 40 all'ora in discesa su una bicicletta in sterrato sono già un bell'andare.
Modificherei ancora, se potessi. Magari più per curiosità che per altro. Al posteriore ho una bella mollona rossa, dura e pura. Niente regolazioni, niente camera d'aria, ProPedal, eccetera. Mi piacerebbe sostituire. Davanti ho una forcella Rst che insomma, poveretta, fa quel che può... ma soprattutto sbatacchia, se supero i 25 all'ora, e mi fa saltellare l'avantreno un pò dove capita. Non c'è niente da bloccare. Tant'è, ho imparato a contenere la sua imprecisione e gli sbacchettamenti, a minimizzare i fondocorsa, a renderla più efficiente possibile, usando il mio corpo, la posizione in sella. Ora, dopo mesi di prove, pratica e legnate, di alcune delle quali porto i segni e ricordi piuttosto sgradevoli, posso dire di avere raggiunto un risultato di efficienza accettabile, almeno finchè dura.
Certo non faccio grandi salti. Ma nemmeno mi interessa più di tanto. Giro su sentieri a tratti anche piuttosto tecnici, ma entro limiti, diciamo, umani. Non saprei che farmente, francamente, di escursioni da 180 mm. La mia tipologia di percorso ideale è pedalabile, sia in un senso che nell'altro.
Se dovessi (leggi: potessi) comprarmi una nuova bici oggi, la mia scelta cadrebbe su una trail bike, con escursioni tra 100 e 130 mm, non di più. Con un'occhio al peso e a geometrie che consentano buona pedalabilità. La Trance, tanto per restare sulla mia marca.
Prima o poi farò il gran passaggio. Ma per ora va bene così.
E lo stesso consiglierei a chiunque volesse avvicinarsi a questa disciplina, a meno che una spesa sui 2000 euro non rappresenti un problema, come è per me.
Ho preso la mia Giant usata. L'ho comprata al mio amico Carlo. L'ho pagata 350 euro. Non 3500: trecentocinquanta.
E dirò una cosa, per chiudere: se e quando mi comprerò una super-bici, la mia Giant resterà in scuderia.
Poco ma sicuro.

Per cominciare: chi sono.

Abito in un paesino, paesucolo, non è nemmeno una frazione, nel territorio di Pontida. Non cominciate a rompere con la Lega perché proprio non ne so niente e niente ne voglio sapere.
La politica è esclusa da questo posto.
Abito ai piedi della DOL (Dorsale Orobica Lombarda). Sono montagne.
Sto a 700 metri s.l.m., "appeso" sopra la pianura. Per chi vive da queste parti sto sotto le antenne, sotto la miniera, entrambe le cose si vedono facilmente da molto lontano, da Milano, da Bergamo, passando lungo l'autostrada.
Gli abitanti qui sono 91, tanto per capirci.
Non sono nato qui. Sono nato a Milano, sono venuto qui per scelta, per uscire, per lasciarmi alle spalle la ressa che mi aveva veramente stufato.
Ho una compagna, Ilaria, e un figlio, Leo.
Non ho la televisione.
Il mio tempo libero lo passo girando per i boschi intorno a casa, a piedi con la famiglia o in bici da solo.
L'idea di cominciare questo blog nasce dalla voglia di mettere in rete la mia esperienza in bicicletta, intesa sia come esperienza che come inesperienza.
Un pò ne so: la pratico saltuariamente da tanti anni, fin dai tempi lontani in cui si chiamava rampichino, e l'associo all'idea di immersione nella natura.
Per intenderci: non ho mai capito quelli con le bici da strada che si incontrano sulle statali. Ma come fanno a pedalare in mezzo a tutto quel traffico, sfiorati da camion, furgoni e altri pazzi? Per me è un incubo... io cerco pace, silenzio, un certo grado di solitudine, tranquillità. Pedalare è il mio momento di evasione dal casino del mondo, e al contempo di avvicinamento a me stesso. Nel casino del mondo faccio fatica a sentirmi. Quando pedalo, in un bosco, su una sterrata o lungo un sentiero appena tracciato, o magari nemmeno quello, ecco allora che mi ritrovo.
Quindici anni fa, quando cominciai, la maggior parte dei miei amici nemmeno sapeva cosa fosse, una mountain bike. Era tutto molto semplice. Pedalavo in Trentino, a casa della nonna, giravo con mio zio e si andava a funghi. Non seguivamo nemmeno i sentieri, infilandoci direttamente nei boschi, inventandoci ogni volta la strada dove strada non esisteva.
Ancora oggi conservo questa tendenza.
Ma oggi è tutto più complicato: ci sono leggi, divieti, regole... e tecnologie, mezzi, equipaggiamento... con i loro pro e contro.
Io pedalo, esploro, studio, osservo. Mi faccio delle idee.
Da oggi, comincio a riversarle qui dentro.
Magari solo per me stesso. Magari no.
Si vedrà.