martedì 4 dicembre 2007
Megabici - una puntualizzazione
Secondo questi amici, non pochi in effetti, esistono diverse scuole di pensiero. Ne riporto alcune come mi vengono in mente: 1) Una vale l'altra; 2) Va benissimo quella di Decathlon; 3) Ho visto bici “con le molle davanti e dietro” a 250 euro.
Francamente, a sentir nominare Decathlon, mi vengono un po' i brividi, ma d'altro canto credo di dover prendere atto dell'esistenza di questo tipo di idee. Ci ho pensato un po' su e ritengo che ci siano un paio di realistiche considerazioni da fare.
Le biciclette di cui parlo (e che cerco di testare) io non sono di alta gamma ma di media gamma. Vale a dire un'onesta via di mezzo.
Alta gamma sono le Titus, le Ellsworth, le Santa Cruz, Turner e affini. Stiamo parlando di oggettini che si aggirano da qualche parte tra i 4 e i 5mila pallini, per capirci. Si comprano i telai e poi si montano “custom”. Qualcuno qui potrebbe osservare che si potrebbe spendere meno montandoli con i componenti più economici, come a un certo punto era venuto in mente anche a me di fare (mi compro un telaio pazzesco, lo monto al minimo e poi lo miglioro un po' per volta). La cosa è altamente sconsigliata, perché componenti di qualità eccessivamente scarsa finirebbero per rovinare un buon telaio, trasmettendo al rider sensazioni negative tanto quanto quelle che danno le bici di infima gamma. Quindi tra 4 e 5mila pallini, punto. Per i milanesi, fatevi un giro da PRO-M. Io personalmente se non cambio sport un bel giorno è proprio lì che andrò a fare il mio acquisto, ma per il momento il mio prezzo di riferimento è 2200 euro.
La Rockrider 9.1 di Decathlon costa 999.
Stiamo parlando di full suspended. Sono al corrente del fatto che esistono full anche sotto i 1000 pallini, ma se intendete farne un uso serio, ovvero scagliarvi giù per sentieri pieni di rocce e radici con strapiombi e alberi su una bicicletta presa al mercatone... insomma, fate pure, ma io sono contrario, e dico che nemmeno vi accompagnerei, perché non ho voglia di rovinarmi il giro caricandomi nello zaino idrico i vostri pezzi sparpagliati lungo il pendio. Scendere in bici è uno sport pericoloso. Molto pericoloso. Vogliatevi bene, almeno un poco, cercate un minimo di sicurezza. Ha un costo, è vero, ma voi che valore date alle vostre arcate dentali? E ai legamenti delle vostre ginocchia? Lo dice uno che ha imparato sul campo, spesso a proprie spese.
Se invece vi prendete la full da 250 euro solo per fare “bella figura” quando andate al bar, beh, lasciate perdere: non fate bella figura.
Detto questo, posto che i 999 euro della Rockrider 9.1 sono IL MINIMO ACCETTABILE, credo che per alcuni potrebbe anche darsi che la Decathlon sia in effetti la scelta migliore.
Due le possibili ragioni: la prima di tipo economico, la seconda fa riferimento alla sensibilità (non tanto all'esperienza) del soggetto in questione.
In merito alla questione economica, la mia risposta è che, in caso di budget limitato (discorso valido per il sottoscritto) a mio parere è comunque sempre meglio optare per un usato di media gamma, che offre soluzioni tecniche e geometriche comunque di buon livello. La mia Giant è vecchiotta, ma comunque piuttosto efficiente, e l'ho pagata assai meno della Rockrider. Certo poi ho dovuto cambiare qua e là, e credo di avere bisogno di una nuova forcella perché l'attuale rimbalza stile canguro impazzito. E ho cambiato manubrio, attacco, pedali, cerchi, gomme... e cambierei ammo e sella. Però, dovendo fare i conti con un mgro portafogli, sono contento della mia scelta. Perché comunque il telaio è buono, il bobbing in pedalata è contenuto, le geometrie un minimo serie si sentono... e via dicendo.
La sensibilità... ecco, questa è una questione più delicata. Per sensibilità si intende capacità di distinguere tra una geometria e l'altra, tra manubrio stretto e largo, piatto e rielzato, attacco da 40 e da 100 mm angolo sterzo verticale e coricato. Non tutti hanno tale sensibilità. Ma nessuno di noi lo ammette volentieri. Sarebbe come a dire che non sono capace? Che sono inetto?
Ora, io capisco benissimo. Però fatevi due conti. Vale la pena spendere centinaia (fino a oltre mille) euro in più per cose che di fatto non siete in grado di apprezzare?
La scelta della bici è una questione delicata.
La mia teoria è che, più il mezzo è leggero, più le sue caratteristiche assumono valori determinanti sul risultato finale quando ci si mette in moto. E ci sono pochi mezzi più leggeri di una bici.
Ora, per fare una buona scelta, la cosa più importante è avere le idee chiare. Chiare su ciò che si vuole, ciò di cui si ha bisogno effettivamente. Una bici con 200 mm di escursione è inutile se non saltate giù da rocce alte più di un metro e mezzo, se non superate i 70 km/h in discesa.
Non solo, ma vi portate in giro chili di ferraglia inutile, vi pare furbo? E poi tanto sul campo vi beccano subito, se non siete capaci.
A mio avviso piuttosto è meglio a quel punto spendere i soldi per risparmiare peso e acquisire efficienza in pedalata. O forse meglio abbassare il budget e cercare una bici usata, o un fondo di magazzino, se si ha il tempo e la voglia di girarsi i negozi. O forse ancora – ebbene si – meglio a quel punto optare per la Rockrider 9.1.
Tornando in ambito “gamma media”, i prezzi variano da un minimo di 1600 euro a un massimo di 2700, a seconda dei componenti che montate. In questo range, personalmente, ritengo che le bici a grandi linee si equivalgano, o meglio, difficilmente vi lasceranno insoddisfatti. Sono tutte bici pazzesche. Solo, ogni marca e modello offrirà vantaggi di tipo diverso, e mi spiego portando un esempio utilizzando due modelli: la Trek Fuel Ex 8 e la Cannondale Prophet 3.
Senza entrare nello specifico, la prima offre (vedi test) tecnologie all'avanguardia, componenti pazzeschi e un sistema posteriore tra i più innovativi in assoluto. Al modico prezzo di 2650 euro pedali esclusi. La seconda è uno dei progetti più datati in commercio. Non offre le stesse risposte ultratecniche ai problemi di influenza di pedalata e frenata sul carro posteriore. Ma questo non significa che se frenate sullo sconnesso diventa uno stoccafisso. È meno performante, meno perfetta, ma magari per le vostre necessità la cosa è ininfluente. In compenso offre il piacere di un pezzo d'artiglieria fatto a mano negli Stati Uniti, non in Taiwan, se questo tipo di dettagli vi affascinano. Il telaio è garantito a vita. A meno che non pesiate più di 100 chili, non si romperà mai. Ha una struttura di una semplicità disarmante, facile da pulire, di semplice manutenzione, affidabile. E costa 1600 euro o poco più. Sono mille pallini di differenza, non so se mi spiego. E siamo sempre una spanna sopra Decathlon, almeno così la penso io.
Quindi vedete un po' voi.
domenica 2 dicembre 2007
Prova Trek Fuel Ex 8 2008
Telaio Alluminio Alpha Red con R1i Trail Tuned Susp., ABP pivot, Full Floater, Evo Link.
Ammo Fox Float RP2 ProPedal, rimbalzo regolabile custom tuned, 120 mm
Forca Fox Float RL con lockout progressivo, rimbalzo regolabile, 130 mm
Freni Avid Juicy 5 185/160
Cambio Shimano XT Shadow
Cerchi Bontrager Race
Gomme Bontrager Jones XR 2.20/2.25
Manubrio Bontrager Race 40 mm rise, diam.31,8 mm, largh. ?
Peso 12,5 kg (come rilevato da TecnoMtb)
Prezzo 2649,00
TEST
Alla vista la bicicletta sorprende l'occhio attento. Pur senza essere esperti, ci si rende conto di essere di fronte a un esempio di altissima tecnologia ingenieristica. Lo studio delle geometrie del telaio, il rinforzo dei punti di maggiore stress cinetico mediante sapienti curvature piuttosto che rinforzi a fazzoletto o a traliccio, della struttura tramite la sagomatura dei tubi... Questa è ottenuta mediante l'affascinante processo di idroformatura, che nel caso del magnifico esemplare in oggetto conferisce ai tubi orizzontale e diagonale una forma esagonale, le cui proporzioni variano lungo tutta la lunghezza, a seconda delle necessità. Come (ovviamente!) variano gli spessori.
Soluzioni di alta tecnologia si sommano a una geniale semplicità che regala sorrisi di compiacimento. Un esempio? L'idea di congiungere tubo orizzontale e obliquo circa 10 cm prima di incontrare il tubo sterzo, con il risultato di irrigidire ed irrobustire enormemente quella zona senza fare uso delle solite fazzolettature. O quella del perno posteriore in posizione concentrica rispetto alla ruota, mentre tutti dibattono sul suo posizionamento sopra o sotto, o ancora quella di svincolare entrambi i punti d'infulcro dell'ammortizzatore “semplicemente” allungando il braccio oscillante inferiore.
L'aspetto generale della Fuel Ex è quello di una bicicletta di taglio abbastanza classico, tutto sommato, rispetto a certi schemi presenti oggi sul mercato. In realtà, si tratta di uno dei progetti più giovani e innovativi, e lo dimostra con grande sapienza e con grande classe a chi sa osservare, così come a chi ha la fortuna di salire in sella.
La geometria del mezzo suggerisce la pedalata piuttosto che l'acrobazia. Il triangolo anteriore – minimale ed esteso - regala infatti un'eccellente posizione in pedalata e un'ottima stabilità, mentre altri disegni più compatti donano maggior maneggevolezza. La Fuel Ex è in grado di affrontare in sicurezza anche le discese più tecniche, ma non si presta volentieri all'esecuzione di tricks e manovre aeree (quanto invece per esempio la Scott Genius).
La rigidità torsionale è impressionante, grazie ad accorgimenti come il leveraggio Evo Link forgiato in un unico pezzo, la netta asimmetria dei foderi bassi. Forse in questo senso un'azione di irrigidimento la svolge anche la soluzione ABP, vale a dire il perno posteriore concentrico all'asse ruota. Questa soluzione ha di singolare che i due foderi bassi del triangolo posteriore si fissano sull'asse non mediante il solito alloggiamento a forchetta, ma tramite un occhiello. Non sono un ingeniere quindi magari sbaglio, ma a me dà una sensazione di maggior robustezza. D'altro canto questa soluzione comporta, per lo smontaggio della ruota posteriore, non il solito allentamento ma lo sfilare completamente il mozzo. L'operazione, eseguita diverse volte, si è rivelata piuttosto semplice, giusto qualche secondo in più rispetto al sistema classico. Aggiungo che non è richiesto un particolare mozzo per quest sistema, a parte il fatto di sfilare è uguale al classico. La bicicletta risponde immediatamente alla spinta sui pedali, slanciandosi in avanti a prescindere dalla pendenza affrontata. Se la pedalata è abbastanza rotonda, vale la pena lasciare aperto il ProPedal, in quanto il sistema posteriore ha di per sé una scarsa tendenza al “bobbing”. Così facendo si manterrà il carro alla massima sensibilità possibile, senza doversi preoccupare di “aprire” una volta ritrovata la discesa. L'effetto pedale si comincia a sentire se ci si alza in piedi: in tal caso il sistema di Fox diventa necessario, oltre al caso di salite assai lunghe, che producono perdita di sensibilità alle gambe.
Più necessario si è rivelato invece il ricorso alla chiusura progressiva anteriore, mediante la leva rossa sullo stelo destro. In tal senso, girando su tracciati dotati di sali-scandi ripetuti, si sente la mancanza di un rimando al manubrio (non disponibile in casa Fox), possibilità almeno in teoria offerta dalla versione 7, che davanti monta una Rock Shox (Recon 351).
Per quanto riguarda il cambio, personalmente, tra Shimano XT e Sram X-9 preferisco nettamente il secondo, più preciso e veloce nella cambiata con il suo “trigger”. Tra l'altro costa anche meno rispetto al più blasonato (commercialmente) rivale. Ma ahimè, la bici viene consegnata montata Shimano, e di fronte alle mie domande circa un possibile cambio di componenti in negozio si sono mostrati un po' perplessi.
Il disegno molto pulito, oltre a lasciare spazio all'interno del triangolo per il portaborraccia, consente un comodo trasporto della bici a mano nei tratti non pedalabili. La caveria è ben disposta, raccordata nella parte inferiore del tubo orizzontale, poco esposta alle trappole offerte dai sentieri più stretti e selvatici. Il verticale non tagliato consente di abbassare notevolmente la sella in caso di bisogno. Ma devo dire che la posizione del biker ben centrata tra le ruote e il manubrio largo non mi hanno mai fatto sentire la necessità di abbassarla, almeno finchè i tratti tecnici non si fanno troppo pendenti.
I freni potranno non essere il massimo della potenza, ma non ho percepito segni di affaticamento e li ho sempre usati al minimo. È vero che non ho affrontato discese particolarmente lunghe, però.
Il fondo era in un caso bagnato fradicio e quindi estremamente scivoloso, in un altro coperto di foglie autunnali che toglievano ogni possibilità di grip. Devo dire che anche a ruota bloccata (inevitabile) la sospensione posteriore restava attiva, senza quindi particolari variazioni del comportamento del mezzo. Molto apprezzabile in questo. Nel fango spesso le ruote si trovavano a seguire rotaie naturali che sbilanciavano la bici di lato rispetto alla traiettoria seguita. Qui ho avuto modo di apprezzare il generale equilibrio dell'insieme, le cui geometrie permettono evidentemente un ottimo controllo.
Eccellente il grip delle Bontrager Jones XR in salita, invece. Sembrava avessero la colla, sotto. I pedali non hanno mai toccato anche nel tecnico. Semmai ho sentito in certi casi, sulle pendenze maggiori e procedendo a basse velocità, la necessità di caricare un po' l'anteriore, che nelle situazioni limite tende mi pare a perdere contatto col terreno. Ma stiamo parlando di situazioni limite.
Insomma, si tratta di un gioiellino, se non si fosse capito. Tenuto conto che in genere un nuovo modello ha bisogno del suo anno di rodaggio per poi essere rifinito e perfezionato, qui il perfezionamento lo vedo difficile... beh, potrebbero perfezionare il prezzo magari. 2650 euro per la Fuel Ex 8 sono un calcio in pancia, e 2300 per la 7 sono il minimo. Sotto questa cifra ci sono i modelli 6.5 e 5, che però non dispongono del sistema posteriore di nuova concezione (in pratica sono i vecchi modelli 2007) e quindi perdono gran parte – se non tutto – l'appeal di questa grande bicicletta.
sabato 17 novembre 2007
Prova Scott Genius MC 4.0 2007
Telaio Allu 6061 3D custom butted con ILS
Ammo Scott Genius TC traction mode, lockout, rimbalzo, comando manubrio.
Forca Fox Talas RL 100/120/140, rimbalzo, lockout.
Freni Avid Juicy 5 idra 180/160.
Cambio Sram X9, der. Shimano Lx, comandi Sram x9
Guarnitura Truvativ Firex 3.3
Cerchi Sun DS-2 disc 32h
Gomme Kenda Cortez 2.2
Manubrio Scott MC OS Pro D.B. 12 mm rise, 640 mm
Ang. Sterzo 70,5°
Ang. Sella 73,5°
Peso 12,8 kg
Il sistema di sospensione posteriore risulta piuttosto complesso nei leveraggi inferiori. L'ammortizzatore, di produzione Scott, presenta una camera di grosse dimensioni (larga più che lunga, l'interasse appare contenuto) e una vite di regolazione del rimbalzo abbastanza accessibile. Particolare di questo sistema, un riporto al manubrio che consente di variarne l'escursione e il comportamento in modo veloce e senza doversi fermare: una leva su tre posizioni, che determina il lockout, una posizione traction intemedia (90 mm di escursione), per pedalare su terreni particolarmente sconnessi, e una “tutto aperto” per la discesa, che porta l'escursione a 130 mm.
All'anteriore trova posto una Fox Talas RL, con robusti steli da 32 mm e la regolazione dell'escursione tra 90 e 140 mm, effettuabile tramite il pomello sul lato sinistro. A destra si trovano invece la regolazione del rimbalzo e un pomello di lockout progressivo, fino al blocco totale.
Nonostante la mole, notevole all'occhio, il peso della bici è piuttosto contenuto. La casa dichiara 12,8 kg.
La differenza è facilmente avvertibile già dal sollevamento a braccio, sorprende per il fatto che la Scott risulta nettamente più leggera rispetto alla mia Giant Atx nonostante sia dotata di componenti più complessi e robusti e appaia nettamente più massiccia.
Appena salito in sella, la sensazione di equilibrio e stabilità è immediata. La regolazione dell'escursione posteriore al manubrio invita a giocarci subito, passando dal tutto-aperto alla modalità “traction” da 90 mm, apprezzandone fin da subito il risultato pratico sulle leggere discese e salite del primo tratto dell'anello. Finché la pendenza in salita è ragionevole, non avverto la necessità di intervenire sulla forcella, a patto di pedalare in posizione seduta. Se ci si alza in piedi, la Talas richiede il bloccaggio, pena un affondamento assai pronunciato (e fastidioso).
Come nota, data anche la comodità della regolazione del posteriore al manubrio, si sente la mancanza di un equivalente rimando del bloccaggio della Talas, che purtroppo non è disponibile nemmeno come optional: un peccato davvero.
La Scott dà subito una sensazione di grande stabilità e maneggevolezza, solo le gomme sembrano comprometterne un po' le prestazioni. Si direziona bene nelle serpentine iniziale per evitare i pezzi più sassosi, e del resto quando provo a passare sopra i sassi la bestia assorbe tutto con notevole nonchalanche. La sensazione di sicurezza ispira davvero, spinge a cercare di sfruttare i bordi a monte del sentiero come paraboliche. E a saltare, potendo contare su atterraggi morbidi e rimbalzi pressochè nulli.
Quando il percorso si allarga, diventando una sterrata carrozzabile, la lascio correre dimenticandomi i freni. Non intendo stabilire record di velocità, ma alla fine rilevo una differenza di oltre 10 km/h come velocità massima rispetto alla “povera” Atx...
Anche nel tratto fangoso, dove per forza di cose la bici si scompone, intraversandosi in corsa, la cosa non mi infastidisce più di tanto, e posso continuare a pedalare vigorosamente.
Raggiungo il fondo della conca, dove comincio a pedalare sul serio, e qui comincio a sentire lo spessore e la resistenza al rotolamento delle gomme. La sensazione al posteriore (bloccato) è buona, come quella di leggerezza, ma la bici sembra come frenata rispetto alla Giant. La corona grande mi ispira poco, e preferisco usare la media, sfruttando al massimo i pignoni, anche perché all'occhio mi sembra che la catena non si inclini troppo.
Il cambio X-9 di Sram è una chicca rispetto al mio, c'è poco da dire. Ho solo qualche difficoltà ad azionarlo correttamente, abituato ad usare l'indice per passare ai rapporti più duri. Qui invece entrambe le leve sono azionate dal pollice, per mantenere l'indice sempre sul freno. Devo abituarmici, ma ne intuisco la praticità. La cambiata è precisa, uno scatto un pignone... c'è poco da dire. Anche il deragliatore risulta molto ben comandato.
I freni... che dire, per uno abituato ai v-brakes è difficile trovare difetti. Del resto il uso appena. Qualche bloccaggio appena accennato, ma non saprei dire se sia dovuto a scarsa modulabilità o alla mia mano poco pratica (o ancora alle gomme). Del resto il mio anello non richiede un uso intensivo delle pinze, quindi non credo sia adatto a saggiare a fondo i sistemi di frenata.
Comincio a salire, mi devo fermare un attimo ad abbassare la Talas all'escursione minima. Provo a bloccare tutto, sia davanti che dietro, e la Scott sembra in effetti cambiare natura. Diventa totalmente rigida e quindi reattiva, nettamente più inclinata in avanti, a regalare una posizione più da XC che da trail. Appena lascio l'asfalto porto la levetta di bloccaggio della Talas a metà corsa e regolo il posteriore su “traction”: così procedo che è un piacere, ben seduto in sella, pedalando rotondo, superando agevolmente qualunque ostacolo.
Comincio a notare che le coperture hanno i loro limiti, e mi accorgo che i pedali arrivano molto vicini al suolo. Devo stare attendo a dove passo, osservando con sorpresa che la mia Giant da questo punto di vista mi permette una pedalata più disinvolta. Nonostante le impostazioni “da salita”, quando il sentiero comincia a farsi più tecnico mi accorgo che l'alleggerimento all'anteriore è davvero eccessivo. Viene un po' compensato dalla generale stabilità del mezzo, che mi consente di mantenere il manubrio abbastanza fermo e quindi una buona direzionalità. Ma la gomma scivola di lato troppo facilmente, e alla fine devo constatare che con la Giant mi trovo meglio: a parte il problema dei pedali che toccano, disturbando molto, probabilmente anche il telaio da XC della Giant aiuta, e in fin dei conti tutte le regolazioni della Talas mi sembrano più una complicazione che altro. Se non all'impennata, la Scott tende a un eccessivo alleggerimento davanti. Forse ciò è causato anche dalla taglia troppo piccola per me (si tratta di una M).
La superiorità della Scott in salita si attesta sull'efficienza del cambio, dell'ammo TC in posizione traction, e sul maggiore equilibrio percepibile al manubrio.
Dove il percorso si trasforma in singletrack la bestiolina scorre via allegra e disinvolta, mantiene la traiettoria con efficienza, si dimostra gradevolmente agile, assorbe i passaggi più duri senza un lamento. Molto gradevole.
Alla fine se non fosse per un incidente di percorso (vedi "La lezione del bosco"), sarei pronto ad aggiungere il quarto giro, mentre con la Giant alla fine del terzo di solito la voglia mi è quasi del tutto passata.
martedì 13 novembre 2007
La lezione del bosco
Bicicletta pazzesca, comunque, specie se rispetto alla mia "nonnetta" Giant.
Mi stavo divertendo un mondo, sul mio solito anello "privato", su e giù come un cannibale. Non che le mie medie fossero molto diverse dal solito, solo un pò più veloce in discesa ovviamente, grazie alla maggiore maneggevolezza e stabilità data in particolare dalla Fox Talas da 32 che avevo davanti.
Stavo tentando di infilare il quarto giro della giornata, il tempo c'era, la forma residua anche.
Invece.
Sono stato "abbattuto in corsa", letteralmente. Ci sono queste piante bastarde, nel mio bosco. Hanno rami morbidi come liane, con delle spine bastarde fatte a uncino, che bucano qualunque cosa. Ti si attorcigliano intorno alle braccia, si avvinghiano letteralmente, ti seguono che quasi non te ne accorgi per qualche metro, finchè arrivano alla massima estensione, e poi, di colpo, tack! Arriva lo strappo. Per questo una volta al mese mi faccio il giro col machete, a pulire.
Il ramo era bello robusto, un centimetro di diametro.
Sono riuscito a liberarmi il braccio (ho imparato con l'esperienza), ma il ramo allora si è preso il manubrio e praticamente mi ha strappato la bici da sotto, con una violenza tale che la bici è rimasta appesa, come un pesce alla lenza, e io sono volato avanti, sparato come da una fionda, e mi sono schiantato su un tratto di sterrato sassoso, quasi il punto peggiore del percorso dove potevo schiantarmi. Mi è andata anche bene, sono riuscito piu o meno ad appallottolarmi in aria e a fare un paio di capriole. Solo che rotolare sulle pietre, insomma, non è proprio il massimo nella vita, anche a velocità relativamente basse. Risultato: spalla, anca, ginocchio, costato e caviglia del lato destro del corpo hanno assaggiato la pietraia.
Sono arrivato a casa in un modo o nell'altro, niente danni alla bici ma io sono zoppo, cavolacci. Prova bici andata a monte, un male da non riuscire a dormire, e una paura fottuta di essermi lesionato qualche legamento del ginocchio. Per fortuna, a due giorni dall'incidente, mi sembra che stia rientrando tutto, riesco quasi a camminare normalmente.
Uffa, però... uno crede di avere sviluppato abbastanza tecnica per evitare simili cadute... sul MIO percorso, poi, che mi curo personalmente (ma gli ultimi giorni sono stati ventosi, forse questo ha scompigliato un pò il sottobosco)... e poi proprio mentre avevo la bici in prova, che quindi ho potuto testare un giorno solo, in pratica.
Mentre stavo lì a terra, renza riuscire a rialzarmi, il fiato mozzato dalla botta al costato, mi sono messo a frugare nello zaino in cerca del mio coltellino d'emergenza, pensando di vendicarmi estirpando la pianta radice compresa. Poi invece, sono tornato in me per fortuna, mi sono limitato a recidere la porzione che aveva invaso il sentiero.
Me ne sono stato lì a cercare la lezione da imparare.
E' pericoloso, il mio bosco. Sembra un giochino da ragazzi e però, quando meno te l'aspetti, appena cominci a prenderlo un pochino sottogamba, ecco che ti punisce. E lo fa senza mezzi termini, brutalmente.
Devo andare più piano, accidenti a me. Sono passato troppo a destra in quel punto, solo perchè avevo fretta, e ho saltato un roccione invece di scivolarci sopra felpato come al solito. Devo prendermi delle protezioni per le ginocchia, invece di pensare che tanto non ne ho bisogno.
Ho capito. Ho imparato? Vedremo, vedremo.
Prudenza, gente. Questo è uno sport pericoloso.
sabato 10 novembre 2007
Il mio anello
Stiamo parlando del territorio di Pontida, a ridosso della DOL.
Inutile dire quanto ciò sia comodo, per il sottoscritto: non devo smontare la bici, caricarla in macchina e andare chissà dove; se ho voglia, quando ho voglia, mi vesto e vado.
Queste le caratteristiche.
Ha una lunghezza di circa 8,5 km, con un dislivello a occhio e croce tra 200 e 300 metri (mah... al momento il ciclocopmputer che ho non è dotato di altimetro, cosa alla quale intendo porre rimedio...) e comprende tratti di singletrack (35 %), doubletrack (45%), 15% di asfalto pianeggiante, circa un 5% non pedalabile, e due o tre strappi abbastanza pendenti e un pò tecnici (le percentuali sono approssimative, tanto per dare un'idea).
Lo trovo abbastanza ideale perchè comprende di tutto un pò.
Un altro vantaggio è che è scarsamente frequentato (mai incontrato altre bici), al punto che circa una volta al mese lo faccio a piedi col machete per pulirlo.
In pratica lo usiamo solo io e i cacciatori. Per questo la mia biga monta un bel campanello, per essere sicuro di non venire scambiato per un cinghiale e subirne la stessa triste sorte.
Quando ho il tempo di effettuare un'uscita completa faccio tre giri, per un chilometraggio totale compreso tra 25 e 30 chilometri, con un tempo totale (soste comprese) di circa tre ore, di cui due e spiccioli di pedalata effettiva. Al momento la mia media si attesta qualcosina sotto i 12 all'ora sui tre giri, con velocità di punta intorno ai 40.
Credo sia una buona palestra, valida tra l'altro per eventuali test (magari...), che spero di poter effettuare quanto prima. E' ideale per trail bikes, ma affrontabile tranquillamente anche con bici da xc come con escursioni (e pesi) maggiori, senza avere fretta... Ha anche il vantaggio che ogni volta ripasso da casa, e quindi posso eventualmente fermarmi per mangiare (non lo faccio mai in effetti).
Il territorio è piuttosto selvaggio (vedi machete), con tratti fangosi, altri sassosi, e nessun ostacolo proibitivo.
DreamBikes
- Cannondale: Prophet, Rush.
- Felt: Virtue 3.
- Gary Fisher: Hi-Fi.
- Giant: Trance, Reign.
- GT: Force.
- Kona: Dawg.
- Scott: Genius.
- Specialized: Stumpjumper.
- Trek: Fuel Ex (dalla 7 in su).
Con una nota: personalmente, sono contro il carbonio. A fronte di un risparmio di peso a mio avviso irrilevante per la tipologia di biker a cui appartengo e a cui è rivolto questo blog, e di un'elasticità resa inutile dalla presenza delle sospensioni, il carbonio espone a rischi di rottura a dir poco drammatici (ovvero irriparabili) e a lievitazioni di spesa che non esito a definire ridicole.
Quindi viva l'alluminio. Per tutti i modelli sopra indicati, il mio interesse ricade su mezzi a metà strada tra "entry level" e "top level", e faccio un esempio per spiegarmi meglio utilizzando il catalogo Trek 2008.
Nella gamma Fuel Ex di quest'anno, si parte dalla Fuel Ex 5, che costa 1459 euro, per salire fino alla galattica Ex 9, al modico prezzo di 3099 euro. Quest'ultima (bellissima, per carità) monta all'anteriore una forcella Fox Talas RL, un vero gioiello di tecnologia con escursione variabile dall'esterno "in corsa", regolazione della pressione dell'aria (camera positiva e negativa), del rimbalzo e altro ancora. Ora, è tutto bellissimo, veramente fantastico, ma francamente eccessivo, fin troppo raffinato per i miei gusti e per la mia sensibilità, che definirei ancora un pò primitiva. Al punto che, detto francamente, mi romperei le palle a effettuare tutte ste regolazioni. Meglio qualcosa di più semplice, facile da usare e da regolare, soprattutto meno costoso (a tutto c'è un limite... o no?), che non necessiti di troppa manutenzione e che, avendo meno gingilli, è anche meno soggetto a malfunzionamenti. D'altro canto la Ex 5, che sta in catalogo (cito le parole di un rivenditore) per "andare incontro a esigenze di portafogli" (bravi, comunque) presenta dei limiti funzionalità della sospensione posteriore che a me personalmente fanno storcere il naso. Per godere appieno delle evoluzioni tecniche introdotte rispetto al 2007, si parte dalla Ex 7 (costo: 2299 euro), ovvero a metà strada tra minimo e massimo.
Ho reso l'idea?
La mia bici
Però, fino a poco tempo fa avevo ancora il mio vecchio rampichino anni ottanta, quindi diciamo che faccio (piccoli) passi avanti.
E poi trovo sia meglio procedere a piccoli passi, piuttosto che bruciare le tappe.
Comunque.
La mia biga è una Giant Atx 970.
Appartiene allo scorso millennio, credo sia del 1998 o roba del genere.
Si tratta comunque di una full, ammortizzata sia davanti che dietro, ma appartiene a un livello tecnologico che oggi appare a dir poco obsoleto. 80 mm, niente regolazioni, freni a pattino, roba primordiale.
Eppure, devo dirlo, non posso lamentarmi. Funziona bene. Fa il suo onesto lavoro. Pesa poco, arrampica bene, si guida discretamente nel tecnico... diciamo che è quello che mi serve per imparare. Perché ce n'è da imparare. La differenza col cancellone che conservo ancora in montagna da mia nonna è abissale. Il cancellone è molto limitato ma anche molto semplice. Ruote che girano, pedali, frenacci alla buona e tanti saluti.
Qui invece, sulla full, si muove tutto. E se non impari a usarlo, ti ritrovi a rimbalzare senza controllo a destra e a manca, una cosa delirante, esilarante ma anche pericolosa. Molto pericolosa.
La uso da un annetto, più o meno. Ma solo recentemente con una certa regolarità. E solo molto recentemente anche in salita. Prima per me biga voleva dire discesa o al massimo spinta, vale a dire scendi e spingi. Pedalare in salita non esisteva, e le poche volte che ci provavo finiva sempre che collassavo, per manifesta incapacità.
Ora sto cominciando, invece. Pian pianino...
Merito soprattutto del fatto che sono andato a vivere fuori: fuori città, fuori cittadina, fuori paese. Oggi, il bosco comincia a quattro metri dalla porta di casa. Il mio percorso abituale comincia dalla porta di casa. Non devo prendere la macchina e andare in qualche bel posto: sono già in un bel posto. Questo fa una bella differenza...
In teoria, sarebbe una bici da cross-country, o xc come si scrive. Che ho modificato un pò per renderla più versatile. Poca roba: manubrio largo (da 670 mm) con un minimo di "rise", ovvero leggermente rialzato, cerchi più robusti, e per ora tanto basta. Non vado come un pazzo. Non supero i 35/40 all'ora in discesa, ma come saprà chi pratica, 40 all'ora in discesa su una bicicletta in sterrato sono già un bell'andare.
Modificherei ancora, se potessi. Magari più per curiosità che per altro. Al posteriore ho una bella mollona rossa, dura e pura. Niente regolazioni, niente camera d'aria, ProPedal, eccetera. Mi piacerebbe sostituire. Davanti ho una forcella Rst che insomma, poveretta, fa quel che può... ma soprattutto sbatacchia, se supero i 25 all'ora, e mi fa saltellare l'avantreno un pò dove capita. Non c'è niente da bloccare. Tant'è, ho imparato a contenere la sua imprecisione e gli sbacchettamenti, a minimizzare i fondocorsa, a renderla più efficiente possibile, usando il mio corpo, la posizione in sella. Ora, dopo mesi di prove, pratica e legnate, di alcune delle quali porto i segni e ricordi piuttosto sgradevoli, posso dire di avere raggiunto un risultato di efficienza accettabile, almeno finchè dura.
Certo non faccio grandi salti. Ma nemmeno mi interessa più di tanto. Giro su sentieri a tratti anche piuttosto tecnici, ma entro limiti, diciamo, umani. Non saprei che farmente, francamente, di escursioni da 180 mm. La mia tipologia di percorso ideale è pedalabile, sia in un senso che nell'altro.
Se dovessi (leggi: potessi) comprarmi una nuova bici oggi, la mia scelta cadrebbe su una trail bike, con escursioni tra 100 e 130 mm, non di più. Con un'occhio al peso e a geometrie che consentano buona pedalabilità. La Trance, tanto per restare sulla mia marca.
Prima o poi farò il gran passaggio. Ma per ora va bene così.
E lo stesso consiglierei a chiunque volesse avvicinarsi a questa disciplina, a meno che una spesa sui 2000 euro non rappresenti un problema, come è per me.
Ho preso la mia Giant usata. L'ho comprata al mio amico Carlo. L'ho pagata 350 euro. Non 3500: trecentocinquanta.
E dirò una cosa, per chiudere: se e quando mi comprerò una super-bici, la mia Giant resterà in scuderia.
Poco ma sicuro.